LICIO DAMIANI | GALLERIA SAGITTARIA | PORDENONE

Ho iniziato ad esporre nel 1968, e la mia prima personale si è tenuta a Spilimbergo nell’edificio della Scuola Media, il 25 Ottobre 1970 si è inaugurata la seconda personale a Palmanova, il 4 Dicembre 1971, la mia terza personale, alla Galleria Sagittaria a Pordenone, presenta e scrive Licio Damiani, (critico che ha scritto di me, anche in occasione delle due mie personali che si sono tenute alla galleria “Il Ventaglio,” di via Aquileia a Udine, nel ’73 e nel ’74, e in occasione della mia ultima personale di Stoccarda nel 1974 all’ Istituto Italiano di Cultura.
Ecco quello che scrive nella prima recensione critica:
“Non conoscevo Candussio né la sua opera. Mi ha portato una sera i quadri da vedere, con una sorta di sicurezza spavalda e, insieme di timidezza: ma con il convincimento di fare un lavoro valido. Ed è un convincimento fondato. Quei fogli, quelle tavolette che egli aveva sparso per la stanza, possedevano una vita gemmea, di minerali scoperti in una falda ricca scavata nelle radici del sottosuolo. Un brillare cupo, di penombre cavernose, che basta un raggio di luce ad accendere. Lapislazzuli e agate, onici e smeraldi, crisopazi calcedonie e corniole e un nero lucido e scintillante di lignite e superfici grigioperlate. Candussio viene dal mosaico e nella pittura conserva il gusto per la materia risplendente e policroma propria del mosaico. Una materia vista con una sorta di meraviglia indifesa e innocente, quasi in rapimento d’estasi. Lo stesso colore picchiettato, pigmentoso denso e spesso vuol ricordare la dovizia di pietre, di smalti, di cristalli del tessellato. In altre composizioni, invece, la superfice cromatica si amplia, ribolle di vene preziose, di striature, solcate come da filoni e da correnti nascoste e segrete. Sono squarci slabbrati che fan pensare al ferro incandescente nell’antro di antichi fabbri di leggenda nibelungica, a colate laviche ardenti in cupe sontuosi notti meridionali senza stelle o a sfolgoranti diademi barbarici. Finchè la pienezza visionaria e fantastica non si acquieta in un’analisi acuta e paziente di sedimenti terrosi, che hanno la morbidezza vellutata dei muschi e delle muffe sui muri. Candussio è un giovane che ha saputo forgiarsi un proprio linguaggio, isolandosi, ma non restando estraneo alle correnti della cultura contemporanea: che, anzi si nota in lui l’impegno a filtrare attraverso la propria accesa sensibilità suggerimenti e immagini che diano corpo e sostanza alla pittura. Una pittura che appare portata verso il fasto decorativo, se non fosse, appunto, per quella ricerca di robustezza strutturale nella quale l’artista, nei momenti migliori, trova la risposta ai propri interrogativi stilistici.”

Licio Damiani

Dopo il 1974 non ho più dato seguito alle mostre personali, ho esposto raramente in particolari, mostre di carattere colletivo. La scelta di non esporre è stata causata dall’ impossibilità di conciliare la professione, con il mestiere di artista, ho lavorato lo stesso, nel tempo che riuscivo a trovare, senza condizionamenti, fino a raggiungere una mia propria, convinta maturità.

Licio Damiani è nato nel 1935 a Lussinpiccolo, vive a Udine. Giornalista professionista e critico, fa parte dell’AICA, l’Associazione internazionale dei critici d’arte. E’ autore di due volumi sull’arte del Novecento in Friuli, nonchè di numerose monografie e saggi su pittori, scultori, architetti. Nel 2001 è uscito Friuli-Venezia Giulia. L’Arte del Novecento. Ha pubblicato libri di narrativa, di poesia e di viaggio. Già capo servizio alla RAI, collabora a quotidiani e a riviste ed ha realizzato documentari cinematografici e televisivi.