RI-CREAZIONE, NUOVA FRONTIERA DEL MOSAICO


La mia infanzia e la mia adolescenza le ho trascorse in Friuli vicino ad Aquileia. La città, oggi è piccola, ma è stata importantissima ai tempi di Roma, era tra le dieci più grandi dell’Impero. Gli scavi archeologici, iniziati a cavallo tra ‘800 e ‘900, hanno riportato alla luce una grande quantità di mosaici di eccezionale bellezza. Da bambino ho scoperto il mosaico, da ragazzo ho compreso la “grande lezione aquileiese” guardando a lungo le grandi superfici musive piene di colore e di luce. Guardare, cercando di vedere , riflettere, pensare a come avrei potuto costruirmi una personale visione del mosaico senza contaminazioni di pensiero, uno strumento che mi aiutasse a superare quella, che consideravo una visione sbagliata del mosaico, convinzione cieca in uso a quei tempi nei laboratori, nelle scuole e nelle correnti di pensiero: cioè che il mosaico non fosse altro che una pittura eterna fatta di pietre. Quindi il mosaico al servizio della pittura, da considerarsi alla stregua di pura e semplice arte applicata, e i mosaicisti, dei meri esecutori, abili riproduttori di opere pittoriche. Se ci si vuole innalzare al di sopra del dilettantismo e del pressapochismo, occorre pensare il mosaico come arte, con i suoi mezzi specifici ordinati a un determinato fine, che non è il quadro ma la superficie del muro, del pavimento e della forma tridimensionale. Il progetto musivo stabilisce fin dall’inizio che, “l’ espressione e il significato della forma, sono legati alla tecnica in quanto la forma prende la sua espressione, prendendo corpo dalla materia”. Risulta a questo punto, quanto sia importante la saldatura, la coincidenza di idee, tra l’ideatore del progetto architettonico, l’artista e il mosaicista. Il “pictor imaginarius”, già nell’ ideazione dell’ opera tiene conto delle possibilità connaturate al linguaggio musivo, e il “musivarius” che procederà dopo la lettura e la comprensione del progetto, alla sua attuazione attenendosi ai principi propri del medium musivo. Appare subito chiaro quanto sia importante che il progetto musivo sia stato pensato in dimensione architettonica, la dimensione stessa per cui è nato e si è sviluppato. Per il mosaicista, l’esecutore del mosaico, è meglio se il progetto sia di piccole dimensioni, non definito in ogni singolo dettaglio, ciò lo renderà libero di procedere, ascoltando le “segrete e misteriose voci che provengono dalle tessere e dalla materia”. Nel mio lavoro di “Casa Rossetti” eseguito nel 2003, si è verificata questa ideale coincidenza tra ideazione e traduzione, cosa, che di solito raramente si realizza, non venendo questa coincidenza, considerata importante, come realmente è. Il lavoro di “Casa Rossetti”, è ”il muro”, una continua superfice esterna lunga 34 metri e alta 4,50.E’ un mosaico interamente eseguito con tecnica diretta su malta su un supporto in fibra di vetro. Ne risulta un prefabbricato leggero e flessibile dal ragionevole costo e di facile posa in opera. Poichè il soggetto del mosaico è la luce, tutto è giocato sulla luce incidente, che accarezza ed evidenzia la superfice dei ciottoli, generando effetti mutevoli a seconda della posizione del sole in opposizione alle tessere. La vibrazione di superfice si fa illusione e magia davanti agli occhi dell’osservatore inducendolo a credere, che la luce davvero provenga dalla materia stessa da cui è stata generata.

“IL PROGETTO MUSIVO STABILISCE FIN DALL’INIZIO CHE, L’ ESPRESSIONE E IL SIGNIFICATO DELLA FORMA, SONO LEGATI ALLA TECNICA IN QUANTO LA FORMA PRENDE LA SUA ESPRESSIONE, PRENDENDO CORPO DALLA MATERIA. RISULTA A QUESTO PUNTO, QUANTO SIA IMPORTANTE LA SALDATURA, LA COINCIDENZA DI IDEE, TRA L’IDEATORE DEL PROGETTO ARCHITETTONICO, L’ARTISTA E IL MOSAICISTA.”


I ciottoli di fiume, sono per i mosaicisti, materiali tradizionali da secoli, sono gli stessi materiali che i romani hanno utilizzato nei mosaici di Aquileia. Anche loro provengono dal greto del fiume Tagliamento, un grande fiume che attraversa tutto il Friuli, parte dalle alte montagne dove, è nato assieme ai i sassi che trasporta rotolandoli, e, giungendo al mare. La natura nella bellezza delle sue infinite forme, ci presenta il suo variopinto mosaico sul greto dei fiumi, perché, se noi sapremo guardare, saremo capaci di cogliere quei segnali che provengono dalla materia stessa, e poi a trasformarli, attraverso il lievito della nostra umanità, in una forma compiuta. Cosi è stato per la bianca superfice, in spirito zen di “Casa Rossetti”, ognuno dei ciottoli è stato raccolto con le mani e con il cuore, secondo forma, colore, dimensione e poi disposto sulla malta fresca in file orizzontali di spessore diverso. Essenziale ma non banale è il connubio di ciottoli con l’ “anima” e di materiali quali il vetro, la pietra e l’acciaio, che risulteranno essere alla fine, la perfetta integrazione di un mosaico, pensato per uno spazio architettonico. L’architettura dopo tutto, è la compagna naturale del mosaico già da cinquemila anni or sono ,quando coni di argilla venivano impiegati per decorare le mura di fango della citta sumera di Uruk, e cosi anche nei pavimenti romani dove coincidevano le sue funzioni strutturali e decorative. La collaborazione con l’architettura, deve essere il fondamento funzionale ed estetico del mosaico di oggi e di domani, inoltre questa collaborazione deve essere il fondamento economico del mosaico che ha patito molto durante il lunghissimo periodo della predominanza della pittura .Spero si concluda la storia del mosaico come tecnica riproduttrice al servizio dei pittori e che si apra una nuova stagione in cui il mosaico moderno possa diventare superiore a quello antico, romano e bizantino, perché il pluralismo dei nostri tempi gli offre, forse per la prima volta ,la libertà dell’invenzione originale. Il sentiero da percorrere è lungo e accidentato ma vale tutto il rischio e va percorso ad ogni costo. Mi viene in soccorso, il pensiero di Hokusai per continuare sereno il mio viaggio “Se il cielo mi concedesse ancora dieci anni….Se il Cielo mi avesse concesso anche solo cinque anni in più sarei potuto diventare un vero artista.”

Giulio Candussio