Progetto di riqualificazione della Scuola dei Mosaicisti del Friuli

Nata nel ‘22 dai soci fondatori Zanini e Cantarutti per promuovere le innumerevoli peculiarità e gli strumenti di lavorazione dell’arte musiva, si trova ai piedi delle Alpi friulane, a Spilimbergo, l’unica Scuola Mosaicistica al mondo a carattere professionale.
Prevede un programma di studi triennale in cui si affiancano alle ore di laboratorio di mosaico e di terrazzo, le lezioni di disegno e la teoria del colore, la storia musiva e la teoria dei materiali, il disegno geometrico e il computer grafico. Sperimentazione, ricerca e innovazione innervano la tradizione e rendono possibile la riscoperta di tecniche quasi perdute.
Il centinaio di studenti provenienti da ogni parte del pianeta, diplomatisi Maestri di Mosaico saranno dei professionisti aventi gli strumenti per risolvere i molteplici quesiti di un intervento complesso come quello musivo, perché le utopie per quanto belle rimangono tali e vanno quindi rapportate al principio di economicità. Il costo in posa dell’opera è paragonabile a quello del granito naturale brasiliano Azul Macaubas, ma è pensabile che una piastra quadrata di sei centimetri di spessore per un metro di lato, armata e pesante due quintali, con una boccola di sollevamento in bronzo antiruggine, contenente una decorazione modulare con inserti in cotto, diventi una pavimentazione pubblica atta a divenire superficie calpestabile ed elemento strutturale. Ripresa la tradizione dell’opus sectile romano, dove venati marmi pregiati contenevano elementi di pozzolana e fondali in mosaico, abbiamo realizzato un intervento simile di quasi duemila metri quadri in Piazza Candiani a Mestre, tra parcheggi, negozi, cinema e una Caserma della Polizia.
Il Consorzio Scolastico appoggiato da una trentina di comuni limitrofi e dalla Regione Friuli Venezia Giulia, ha una marcata vocazione alla produzione, all’installazione e alla promozione di opere, dalla newyorchese Ground Zero al giapponese Hotel Kawakyu fino al Santo Sepolcro in Gerusalemme; offre continuità alla sapienza e al talento dei pavimentisti-terrazzieri e mosaicisti, i quali, partendo da questi luoghi e durante il corso di alcuni secoli hanno realizzato oltre ai pavimenti della Serenissima, opere monumentali in tutto il mondo.
Dopo dodici anni di insegnamento e di direzione artistica dell’Istituto, sono rientrato nel 2017 nella nella veste di Presidente della commissione tecnico-scientifica. Convinto che i primi spazi espositivi siano gli ambienti scolastici, luoghi di ricerca sul campo e di programmazione didattica dove gli studenti danno un senso ai loro lavori, valorizzati dalle quasi quarantamila visite annue provenienti da ogni dove del mondo. Ho proposto un progetto di riqualificazione di tali spazi formati dal giardino, dai laboratori e dalle aule, per un totale di centodiciotto metri per un centinaio. Con l’intento di proiettare l’Istituto ben oltre il cortile di Spilimbergo ora privo di barriere architettoniche, dal viale alberato Barbacane si ha libero accesso, e di svecchiarlo dal clima schematico-tradizione al quale era ancorato, mettendolo al passo coi tempi.
Con le maestranze e gli allievi abbiamo attuato una revisione delle opere presenti ripensandole in una prospettiva organica e cercando di trovare un equilibrio dopo anni di proposte eterogenee. A tale opera di razionalizzazione abbiamo fatto seguire due primi inediti segni-segnali forti di come il mosaico possa essere propositivo e spostarsi dai luoghi tradizionali pavimentali e parietali figurativi, bidimensionali e tridimensionali, per lo più riproduttivi di quadri pittorici, dove è centrale pelle vibrante della progettazione, valorizzato nel contesto di una luce radente e integrato alla filosofia, alla cultura e allo spirito imperante del luogo.
Per interagire in maniera equilibrata con l’architettura d’arredo urbano e produrre innovative soluzioni decorativo-funzionali, trasformandosi in un’arte autonoma e coinvolgendo un maggior numero di fruitori.
Con queste premesse abbiamo compiuto la decorazione della fredda parete zincata della scala antincendio, risolta grazie ad un modulo quadrato a geometria diagonale, permettendole in modo quasi alchemico, grazie alla luce prealpina, di integrarsi nell’edificio stesso.
Quindi, la donazione di Iris Ceramica Group Brand Fiandre S.p.a., partner di Zanutta S.p.a., ha reso possibile la conversione della canna fumaria da elemento funzionale a scultura musiva.
La trentennale struttura in cemento armato atta al riscaldamento scolastico, di dodici metri e ottanta di altezza, due di larghezza e novanta centimetri di spessore, posta all’interno del cortile e necessitante di periodiche rimozioni della muffa, è stata rivestita da una luminosa pelle di ceramica bianca applicata con delle colle speciali.
A dieci centimetri dalla superfice sono stati posizionati frontalmente due alberi alti nove e sette metri che si stagliano nei colori del pieno giorno, sormontati da una nuvola astratta composta da piani geometrici. Sul retro gli stessi alberi sono visti negli opachi colori notturni e la nuvola è illuminata da una fredda luce lunare.
Realizzate le chiome e i fusti coi tradizionali materiali degli smalti dorati e veneziani, grazie ai vuoti tra i rami e le foglie e al rilievo dalla struttura fumaria, proiettano mutevoli meridiane ombre solari sul pavimento in pietra Piasentina e sulla canna in ceramica bianca, intersecandosi all’ombra in tessere musive ritagliate nella pietra stessa e a quella notturna artificiale che sembra emergere dal suolo.
L’installazione degli alberi nati da un progetto pittorico cartaceo, ha tenuto conto di molteplici aspetti, la ceramica bianca che riprende i motivi decorativi delle case di Barcellona di Gaudì, convive con l’acciaio tagliato al laser utilizzato come supporto al mosaico arboreo; l’ancoraggio metallico è antiruggine, è stata calcolata la spinta del vento sulla struttura e sono stati scelti i bulloni ad espansione certificati sul cemento fessurato in zona sismica.
L’attuale tecnologia permette di rendere attuabili progetti che in un passato recente sarebbero stati considerati utopici, senza dimenticare che il pluralismo ben si integra con l’impiego di tecniche moderne e di materiali misti. I temi e le soluzioni progettuali condensate in queste formule multicolori, trasmettono i concetti di evoluzione e di cambiamento di cui il mosaico e Spilimbergo sono sempre più testimoni attivi.

A cura di Lucio Gava