Mostra Riflessi | Galleria Ai Molini | Portogruaro

Riflessi è la mostra che si terrà a Portogruaro, presso la Galleria Comunale di Arte Contemporanea “Ai Molini”, a cura di Boris Brollo e Giulio Candussio. Dal 14 luglio al 26 agosto 2018 saranno esposte le opere in mosaico dell’ aritista Giulio Candussio e dei mosaicisti Alice Pecile, Anna Chiara Felcher, Ilaria Del Signore, Dasha Gaurilova, Eleonora Zannier, Gabriella Fenaroli, Giulia Palamin, Ksenya Khalyavko, Marzia Canzian e Riccardo Quattrin, Vera Belkova, Polina Kazanovskaia, Linda Vincentelli, Rabat Zharkynay, Vanessa D’Andrea e Daniela Delli Zotti. L’inaugurazione, aperta a tutti, sarà sabato 14 luglio alle ore 18.00.

MUSA DEL CONTEMPORANEO

Il mosaico anima il nostro paese e le nostre terre, è storia, cultura, laboriosità artigiana, arte dal sapore antico e dai risvolti contemporanei. L’uomo ha sempre manifestato la volontà di decorare, utilizzando ciò che trovava in natura già dal Neolitico, in quel periodo erano i fenomeni atmosferici, la terra stessa ad imprimere il colore. Dietro alla parola mosaico ci sta qualcosa di profondo, il desiderio del bello e dell’ispirazione, le opere musive sono appunto degne delle muse, dal latino opus musivum, infatti, non di rado trovavano degli anfratti dedicati alle Ninfe o Muse. Questa non è la sola origine individuata dei mosaicisti, ma se posso pensare all’opera di Giulio Candussio e di chi ha seguito il suo imprinting voglio credere che ci sia l’ardore, la passione delle potenze divine dei boschi, dei monti delle acque e delle sorgenti. Una tensione suprema che riconduce all’ambiente, inteso come cosmo. Le sue opere, infatti, non hanno un limite dettato da un materiale che ha una certa presenza, ma puntano ad andare oltre, a varcare i limiti terreni. A volte la strada da intraprendere è quella apparentemente più semplice: ritornare bambini e giocare con i colori e le forme, accostarle per individuare il senso che ogni tinta ispira. Solo il bambino è libero, ama giocare e ripetersi senza avere a che fare con la noia, la solitudine, il senso di abbandono. Può essere stravagante, misterioso, può scoprire attraverso l’accostamento di cromie, ritmi e ussi.
Ogni artista ha la sua peculiarità, ma nell’insieme c’è la volontà di trovare nelle pietre i ri essi, come se l’uomo dovesse specchiarsi, analizzare interiormente per ritornare all’antica purezza. Ma la strada “materica” che si appresta a
percorrere in questo tragitto dell’introspezione è irta di pericoli, la società è corrotta, si è spinta oltre il giusto, ha trapassato i valori e ritornare indietro non è così facile. Nella precisione, nell’attenzione a trovare gli antichi splendori della pietra ci si imbatte nell’irregolarità della materia che a volte prende il sopravvento sulla volontà dell’artista. La natura non la puoi imbrigliare, puoi trovare solo un connubio, una continua ricerca del vivere in simbiosi, nel rispetto reciproco. Formale e informale nelle opere devono cercare un punto di equilibrio, c’è chi inventa nuovi modi di tagliare la pietra puntando sull’irregolarità e c’è chi tenta di cavalcare l’onda del rigore.
In questa collettiva proposta dal critico d’arte Boris Brollo vi è racchiusa la storia del mosaico, il rapporto che storicamente si è avuto tra le opere orientali e occidentali, il forte legame con il territorio. Il mosaico può diventare evanescente quanto un’opera su carta, oppure si fa scultura tridimensionale tanto da andare ad abbracciare il suo pubblico. A volte la pulizia formale diviene estrema, a volte l’intento concettuale è talmente evidente da risultare attinente alla gurazione. Notiamo impronte e rifrazioni, sinergie bizantineggianti ed echi newyorchesi che fanno di una tecnica millenaria, la protagonista del divenire.

SARA CARNELOS

RIFLESSI

“Riflèsso, aggettivo, participio passato di rifettere: b. g. Che si rifette, che ritorna cioè su chi agisce. (Dizionario Treccani).”
Ho scelto questa defnizione perchè più consona, a mio parere, alle arti visive e soprattutto a questa mostra che riguarda il mosaico. Arte musiva (dalle Muse) e pertanto già di per sé illusoria in quanto rimanda al divino. Le origini del Rifesso potremo trovarle già nella Caverna di Platone in cui le ombre sono un rifesso del mondo reale. Platone, nella sua metafora della Caverna, aggiunge un’Eco delle voci esterne e cosa è l’eco se non il rifesso della voce? E così è pure nel mito della Medusa: per ucciderla Perseo deve guardare nel rifesso dello scudo per non diventare una statua di pietra.
Ma se il mito si è occupato del rifesso, oggi dove si colloca il rifesso? Nel quotidiano c’è la possibilità di un rifesso? Il rifesso della Mente, oppure il rifesso della Materia hanno ancora un senso? Domande su domande mentre la luce si rifette sul lago della nostra mente e la super cie diventa un baluginìo di rifessi, ma sotto? Sotto la superficie un mare di sogni oscuri, di “Io” che si contrastano o di pulsioni che si scontrano, e la superficie immota rende la luce nel bagliore dei neuroni a specchio. E la materia? La materia si snoda di neutrone in neutrone ripercorrendo tutto il lascito del mondo minerale con le sue colorazioni acide o brillanti, mentre il rifesso è fermo immoto. Là come guardiano di luce, metafisico. Solo la poesia nella sua costruzione perifrastica ne trasporta le spore, il pulviscolo, e ne muove grazie alla mano dell’artista pietra su pietra, pezzo per pezzo ne solleva la struttura alle vette della luce di un’accecante estetica a volte falsa – quando ne imita le figure – e a volte vera – quando si compone in magici giochi artistici che rincuorano il cuore e danno soddisfazione all’occhio.

BORIS BROLLO

MOVIMENTO, COLORE, LUCE

Ho proposto a dei giovani mosaicisti, appena diplomati alla Scuola di Spilimbergo e ad alcuni studenti del corso di perfezionamento, un progetto in cui il mosaico sia un soggetto capace di dialogare armonicamente con gli spazi tradizionali dell’architettura e di integrarsi con essa. La condivisione dell’idea, mi ha permesso di impostare un lavoro progettuale ed esecutivo in cui ho previlegiato il valore che può scaturire dall’impegno di più persone che operano e respirano in maniera unitaria cosa che peraltro, è in piena armonia con il vero spirito del mosaico. Ho lavorato al centro del gruppo, mettendo a disposizione di tutti la mia esperienza, le mie modeste qualità, il mio entusiasmo, facendo sì che il mio lavoro potesse essere un valore aggiunto a servizio del risultato nale. Risultato, che appartiene a ogni singolo membro della squadra, in egual misura. Da singolo artista invitato, esporrò alcune opere scultoree, pittoriche, e dei mosaici autogra , il tutto nel pieno rispetto del tema scelto per la mostra. Tutte le opere musive che saranno esposte, sono state pensate come dei funzionali moduli compositivi di facile trasporto e manovrabilità. Le soluzioni musive proposte, sono essenziali decorazioni ideate per occupare gli spazi naturali dell’architettura, come giustamente pretendono gli architetti, che da sempre sono stati i maggiori fruitori del mosaico poiché come gli artisti e i mosaicisti, da sempre sono stati i protagonisti della sua storia. Il mosaico che viene proposto, ha costi sostenibili, compete con le fasce alte dei materiali de niti di qualità alta, è innovativo per tecniche e materiali eterogenei, è nello spirito della piena globalizzazione. Questo che stiamo vivendo, è un momento di sostanziale veri ca sullo stato del mosaico contemporaneo che, secondo una mia personale visione, sta diventando tristemente anacronistico. Mi auguro che Portogruaro, città di storia, memoria, cultura, sia capace di guardare al mosaico con interesse nuovo. Se questo accadrà, ci sarà una positiva ricaduta sull’intero comparto del mosaico, e sarà il risultato della volontà e della qualità di quanti hanno creduto e lavorato attorno a questo progetto.

GIULIO CANDUSSIO