Le aperture vincenti di Homo Faber 2018

Candussio/La Pietra, CasAperta: L’ultima luce

La ginevrina Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship creata da Rupert e Cologni, ha promosso presso la Fondazione Giorgio Cini nell’isola di San Giorgio a Venezia, dal 14 al 30 settembre 2018, la prima edizione di Homo Faber, ovvero sedici mostre tematiche, novantuno dimostrazioni dal vivo, novecento opere d’autore, quattrocentodieci maestri d’arte e designer apprezzati da oltre sessantaduemila visitatori provenienti da ogni parte del mondo.
Questa manifestazione con futura cadenza biennale nasce con l’obbiettivo di sensibilizzare la clientela, gli studenti degli atenei e gli addetti ai lavori, all’avvicinamento e alla valorizzazione dei mestieri d’arte, evidenziando la loro funzionalità nel mondo dei trasporti, della moda, dell’interior design, del restauro d’arte, dei beni di lusso e d’uso quotidiano.
Stimolati dagli spunti forniti dall’architetto Michele De Lucchi, direttore della rivista Domus, progettista di oggetti d’arredamento e d’illuminazione e di opere di edilizia urbana, Ufficiale della Repubblica Italiana per i servizi resi al design e all’architettura.
La coppia di professionisti formata da un designer di fama internazionale e da un artigiano specializzato nella lavorazione di uno specifico materiale o di una tecnica territoriale, si è cimentata nel compito di creare una serie di oggetti artistici fatti a mano e nati per Homo Faber, che approfondissero una personale interpretazione della nozione spirituale di tabernacolo.
Nello specifico il Cenacolo Palladiano ha ospitato otto pezzi unici montati su un piedistallo e illuminati a tutto tondo, testimoni di come le tradizionali tecniche artigianali possano crescere grazie alla commistione con le altre discipline e con l’innovazione tecnologica.
Il designer olandese Wanders ha collaborato con l’artigiano della ceramica blu di Delft Plaisier per creare un vaso ultra-contemporaneo. I maestri Monié e Cesses e l’architetto Bedin hanno lavorato su una foglia d’oro capace di riprodurre la sensazione di movimento a seconda dei riflessi della luce. Räss, uno degli ultimi maestri artigiani specializzati nel realizzare gli oggetti lignei usati dai pastori alpini, era affiancato dal designer zurighese Häberli. Il progettista tedesco di sistemi d’illuminazione Maurer, ha presentato un uovo metallico forgiato dagli artigiani dello studio di Martelleria Deggelmann. Il britannico Lowe ha impiegato un mobile realizzato da una fusione di sale per valorizzare la tecnica degli artigiani madrileni abili nell’ibridazione con la tecnologia digitale. Lo spagnolo Sala ha realizzato una piramide di cuoio con Tusquet, mentre il polacco Sierakowski ha creato un mobile-bar intarsiato grazie a due ebanisti e un pittore figurativo connazionale.
Personalmente, affiancato dall’architetto milanese Ugo La Pietra, un artista poliedrico attento al rapporto uomo-ambiente che dagli anni Sessanta ha attraversato diverse correnti artistiche, comunicando il proprio pensiero attraverso un’intensa attività didattica, editoriale, pittorica e cinematografica, completa di vari studi di ricerca nei più disparati settori artistici e partecipando ad innumerevoli esposizioni.
Abbiamo concepito CasAperta: L’ultima luce, una capanna aperta in legno rivestita esternamente con un mosaico in pietra scalpellata e marmo non levigato, provenienti dalle terre nei dintorni della mia casa di Spilimbergo e da luoghi lontani. Rifinita internamente con una copertura in pietra levigata dorata e lucente, è stato inserito nel corpo centrale un prisma a punta, un monolite di plexiglass illuminato dal basso con dei led a simboleggiare un altare.
Sono cresciuto nel Friuli occidentale, ad Aquileia, una delle prime dieci metropoli dell’Impero Romano e ora importante sito musivo. A contatto con la bellezza dei mosaici pavimentali dei luoghi sacri e privati rinvenuti nelle campagne di scavo degli ultimi due secoli, mi sono convinto delle possibilità di tale disciplina d’essere molto più di una pittura eterna fatta di pietre, una semplice arte pittorica applicata da dei meri riproduttori, i mosaicisti, ma un’arte a se stante collocabile nella dimensione delle superfici parietali, pavimentali e nei volumi architettonici.
CasAperta: L’ultima luce riqualifica in un’ottica più ampia e funzionale non solo l’arte musiva, ma stimola nel ri-vedere con nuovi occhi i componenti strutturali abitativi, ripensandoli per ripensare al rapporto intimo che li lega all’essere umano, il suo fruitore e ideatore principe.
Con questa installazione il collega La Pietra riprende dei concetti a lui cari sviluppati fin dagli anni Ottanta, quando sostiene: “Nelle città meridionali la vita quotidiana e lo spazio domestico si svolgono molto in strada e attività e spazio collettivo non vengono vissuti come un binomio tabù. C’è bisogno di innescare un processo di creatività non per riappropriarsi, ma per vivere gli spazi collettivi, dal ballatoio al giardino abbandonato. Su questa scia opera la Casa ApertaCasa Aperta, la cui idea si ritrova oggi nell’orto collettivo. Le persone hanno bisogno di aggregarsi, soprattutto in una società in cui i nuclei familiari si riducono sempre più al singolo. Per controbilanciare la solitudine, la comunicazione si tramuta in una vera e propria necessità sociale. Lo scambio vitale è auspicabile in un mondo che tende a divenire autistico a autoreferenziale, testimoniato nei freddi grattacieli dai traslucidi vetri opachi perennemente chiusi, che rimangono dei corpi estranei al tessuto cittadino. Proponendo una casa che si apre all’esterno per poter dialogare proficuamente con energie e intuizioni eterogenee, abbiamo tentato di comunicare la volontà di superare la barriera tra spazio privato e spazio pubblico, tra realtà periferiche e urbane, accogliendo la richiesta di realizzare un’opera ispirata al tabernacolo, un contenitore prezioso che domina l’altare cristiano.”
A proposito della tecnica utilizzata aggiunge: “Il mosaico è un’arte preziosa che simboleggia da sempre regalità e gusto estetico, le varie discipline, così come l’oggetto formale e la disciplina con la quale viene a contatto, si scambiano saperi, sensazioni e vedute. Per strumento sinestetico non intendo un’intégration des artsintégration des arts come tra mosaico e architettura, bensì indagini tematiche che danno senso e valore, verso un superamento del concetto stesso di sinestesia.”
Da questi assunti contaminativi è nata CasAperta: L’ultima luce.

A cura di Lucio Gava

Homo Faber