IL SILENZIOSO “ESSERE”

L’apparire, questa voglia di essere sempre al centro dell’attenzione a tutti i costi, è diventata quasi una necessità a cui nessuno sembra sottrarsi. Ogni categoria è rappresentata in questa corsa all’esibizione, e gli artisti ne sono coinvolti al punto tale, da sembrare uomini di spettacolo. C’è In tutto questo qualcosa che secondo me stona, come può fare solo un rumore stridente che disturba l’udito. Ho il timore che ci sia di mezzo una mia convinzione precisa: la mia idea su cosa significhi essere un artista. Può anche darsi, che la mia idea sia sbagliata, ma è radicata e pervicace, e come tutte le idee un po’ ossessive e leggermente precostruite ha una sua imperdonabile rigidezza: l’idea che ho, è che l’artista debba essere un individuo silenzioso e appartato, e quindi non ami (non debba amare!) la visibilità esagerata, e i palcoscenici luminosi e affollati. Nella mia visione, l’artista opera nell’ombra proprio per non mostrarsi. Questo è il suo desiderio più profondo, e quindi la sua missione: non apparire, meglio diventare invisibili. Se così non fosse, l’artista non creerebbe. Invece crea per avere la sua tana riparata. L’arte è la sua tana e caverna, la tenda e il ripostiglio segreto, dove veramente può esistere, pensare, stabilire confronti, comprendere le lezioni del passato e crescere, ascoltando le segrete voci che provengono da quella materia che lui sa manipolare e trasformare in arte attraverso il lievito della sua umanità. Il mondo delle luci abbaglianti è quello delle STAR, e non quello degli artisti. A molti artisti certe realtà linguistiche, certi valori, sono sfuggiti tra le dita e ormai chi non ha conosciuto e praticato quell’ alfabeto resta confinato dentro i limiti di un obbligato “apparire” senza rimedio. Mi sento partecipe, complice di un destino o di una volontà che ci ha trascinato inconsapevoli, fino a questo punto. Ho sempre guardato avanti, e adesso mi viene naturale volgermi anche indietro, per imparare o rifiutare, per scegliere e vedere più lontano, dall’interno del mio studio.

GIULIO CANDUSSIO